martedì 29 aprile 2008
Copio e incollo da basketnet:
Giganti del Basket (90): Bruno e Gino Burcovich
A dire poco, i fratelli Burcovich -- Bruno dal 1926 e Gino dal 1929 -- hanno avuto un impatto sul basket nel Veneto, in Italia e in Europa come forse i due migliori arbitri della loro epoca. Non lo posso dire io perchè Bruno aveva già smesso quando io sono arrivato in Italia nel 1973 e Gino stava chiudendo anche lui la carriera. Ciò che dico qui è 'sentito dire.' E la principale cosa che ho 'sentito dire' è che loro arbitravano con ... stile. Cioè, con grande eleganza e grande semplicità. Niente fronzoli, solo lo stretto necessario. L'altra cosa che mi hanno detto, tutti, era che non c'era mai un casino quando arbitravano. E sono stati richiesti di arbitrare tante partite di grandissima importanza. Per esempio, la finale della primissima Coppa Italia, nel 1968. Sì, l'hanno fatto insieme. Dopo questo, è stato Gino a portare avanti la bandiera della famiglia, arbitrando spareggi, finali di Coppa Italia, e altro. Entrambe, poi, sono diventati anche arbitri 'internazionali,' in quei giorni quando, fino al 1966, c'era solo la Coppa dei Campioni, il che rendeva la possibilità di arbitrare in coppa un'impresa e solo per quelli più bravi. Loro due hanno anche creato la scuola veneta degli arbitri. Come detto qualche puntata fa, ogni regione ha avuto un 'padre fondatore' della 'scuola' di quella regione. Non ci possono esistere dubbi che erano Bruno e Gino Burcovich, insieme, quella figura nel Veneto. Se i vari Paolo Zanon e D'Este sono venuti fuori dal Veneto, sono certo pure loro direbbero che gli insegnamenti e la presenza carismatica di questi due super arbitri internazioni li ha spianato la strada e che li ha influenzato nel modo di fare. Non so quale scuola poi ha prodotto più nuovi talenti, ma nessuno più dei fratelli Burcovich. Gino, per anni, è anche rimasto nel basket giocato. Le società veneta che contavano volevano lui come dirigente, prima la Reyer, poi Mestre. In questo, Gino si comportava come faceva quando arbitrava, con stile. Cioè, sempre una presenza di grande dignità, di grande serietà, ma con sorriso. Qualche volta le cose non vanno insieme, almeno non facilmente. Con lui sì. Non so se tutto ciò nasceva dal suo stile di arbitrare, ma ha curato bene i rapporti. Mai aveva fretta di lasciare il palazzo senza avere salutato tutti, con stretta di mano e due parole di grande gentilezza e grande stile. Forse direbbero loro due che il termine 'padri fondatori' è troppo grande. Invece, no. E' forse troppo piccola. Ora che io faccio consulente alla Reyer Venezia Mestre in B-1, posso dire tranquillamente che, se viene menzionato loro nome, tutti parlano di loro con grande stima, grande rispetto, e anche una certa reverenza. Attenzione. Questo viene non solo dal settore arbitrale, ma a 360°: dirigenti, giocatori, addetti al lavoro, giornalisti. Quindi, due arbitri 'super internazionali,' due fratelli, hanno fatto grande il basket italiano in ogni settore del campo. E sono 'padri fondatori.' E non sbaglio.
Dan Peterson
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